Il Castello di Monacelle
Nei pressi della masseria fortificata delle Monacelle presso La Martella di Matera c’era una famiglia che era composta dal padre, dalla madre e dalla figlia. La sventura volle che morisse la madre la quale lasciò nel cassetto del comò l’anello avuto in dono dal marito il giorno delle nozze.
Una mattina, mentre il padre era andato in campagna, la giovane che si era messa a sfaccendare rinvenne per caso l’anello, lo infilò al dito e la sera lo mostrò ingenua al genitore il quale, infuriandosi e schiaffeggiandola, le impose di rimetterlo là dove lo aveva trovato.
La ragazza obbedì. Il giorno seguente il genitore prese di nascosto l’anello, se lo cacciò in tasca e andò in giro per il mondo in cerca della donna al cui dito fosse andato a pennello. Quella e unicamente quella egli avrebbe sposato. Provò e riprovò con donne di ogni razza e colore, ma a nessuna andava bene o perché troppo stretto o perché troppo largo. Solo al dito della figlia si adattava alla perfezione. Allora cominciò a intestardirsi che doveva essere lei la sua sposa, e glielo disse.
La ragazza ne ebbe sdegno e disgusto e, conoscendo di che violenza fosse capace il genitore, cominciò a piangere, a raccomandarsi a Dio e ai Santi perché le venissero in aiuto. Ne ebbe pietà Sant’Anna che si avvicinò a lei e le chiese: “Che cosa ti è successo?”.
La giovane la informò delle orribili intenzioni del padre e la Santa le diede coraggio e promise che l’avrebbe assistita.
Giunto il giorno dello sposalizio, la fanciulla era più morta che viva e continuava a disperarsi, a raccomandarsi a Dio e ai suoi ministri. Ed ecco che mentre stavano inginocchiati all’altare e il prete si apprestava a unirli in matrimonio, comparve leggera Sant’Anna la quale afferrò per i capelli la sua protetta e la portò con sé nella fortezza delle Monacelle.
In quello stesso momento comparve il demonio oltre la balaustra, digrignò i denti e infilzò il padre con le corna trascinandolo all’Inferno per la strada maestra.