Castello Svevo di Gravina di Puglia
Il castello fu fatto costruire da Federico II sul sommo di una piccola collina, dominante la cittadina e l'ampia distesa dei campi da Fuccio, architetto e scultore fiorentino al suo seguito.
Più che un castello vero e proprio fu un robusto parco per l'uccellaggione, con torri e sale sotterranee, ammirevole per la perfezione raggiunta nella disposizione dei conci e dei cunei degli archi.
La struttura, a pianta rettangolare, ha una lunghezza di 58 metri e una larghezza di 30. E' impostato su due livelli. Il piano superiore, utilizzato come residenza dell'Imperatore e della corte, era illuminato da grandi finestre. Il piano inferiore, destinato alle scuderie, agli alloggi per la servitù e a depositi, presenta oculi e strette finestre. Una sala del castello doveva ospitare i falconi dell'imperatore destinati alla caccia. Per la costruzione di basamenti, pilastri e scale fu utilizzato il mazzaro locale. Il maniero fu completato nel 1227 anno in cui Federico alloggiò per la prima volta.
Sul vano del portone si elevava una torre che troneggiava su tutto l'edificio, il quale doveva essere coronato da una terrazza probabilmente circoscritta da mura merlate. Le sale dell'appartamento nobile erano illuminate da finestre bifore, ornate di pietra gentile intagliata, come si può ancora rilevare da qualche residuo. Entrando si trovava un ampio cortile in parte coperto ed in parte scoperto, con in fondo un porticato fatto ad archi voltati su pilastri anch'essi di pietra gentile. Su questo porticato si apriva dalla parte del cortile una loggia, e nel cortile si aprivano le porte di accesso dei locali a pianterreno: scuderia, forno, magazzini, cellari, lavandaio, cucina, tinello, etc... nonché l'ingresso alla scala regia che giocava nelle facciata laterale di sinistra. Salendo per questa si accedeva all'ammezzato adibito in parte a falconeria ed in parte ad alloggi per il personale di servizio.
Continuando a salire per la stessa scalinata si raggiungeva il piano nobile entrando per una gran sala situata nel centro della facciata di ponente. Questa era circondata da vari ambienti che, da ambo i lati, si congiungevano al disopra dell'ammezzato con la torre che sorgeva nella facciata di levante e nel cui corpo c'era una cappella dedicata a Santa Caterina. Dalla terrazza e dalle finestre, che si aprivano nella facciata opposta a quella della torre, si dominava tutto il vallone della Gravina e si avvistavano i monti Calabro-Lucani e le Murge. Tutto il castello era custodito da un apposito castellano, da armigeri e falconieri, ed era fornito di un approvigionamento di armi e vettovaglie. In questa dimora pare che l'imperatore sia venuto a soggiornare oltre che nel 1227, ancora nel 1234 e nel 1241 come si rileva da altri documenti da lui firmati in Gravina.
Il castello ospitava due volte l'anno, a maggio e a Novembre, le riunioni della Curia generale nelle quali i giustizieri delle province rendevano conto del loro operato. L'abbandono per secoli e l'asportazione di fregi architettonici che decoravano l'edificio, ha determinato il progressivo degrado. Secondo alcune fonti non storicamente attendibili, il castello sarebbe stato abbandonato dopo il violento e disastroso terremoto che nel 1456 colpì il regno di Napoli.
Secondo una leggenda popolare una galleria avrebbe collegato il maniero al palazzo ducale costruito dagli Orsini nel centro della città agli inizi del XVII secolo, per consentire una fuga dalle minacce cui sarebbe stato soggetto un cosiddetto "duca padre" reo di godere del famigerato "Ius primae noctis".
Di proprietà degli Orsini fino al 1806 e successivamente dei Pomarici-Santostaso, il castello è stato poi donato al Comune.
Del castello oggi restano soltanto i muri perimetrali lungo la strada che porta a Corato.
Come arrivare:
Da Bari percorrendo la strada statale 96 Altamura-Gravina, quindi imboccando la strada statale 97 Gravina-Spinazzola: il castello è dopo circa un km, sulla destra.