Museo Sassari Arte (MUS'A)
La pinacoteca è allestita all'interno del restaurato ex collegio gesuitico del Canopoleno, storico edificio eretto tra la fine del Cinquecento e l'inizio del Seicento dai gesuiti, nel cuore del centro storico in prossimità dei maggiori e più significativi edifici monumentali della città. L'attigua antica chiesa gesuitica di Gesù e Maria, ora intitolata a Santa Caterina, ne faceva parte integrante.
La sua costituzione è nata dall'esigenza di rendere fruibile il ricco patrimonio di opere d'arte pervenute allo Stato attraverso una serie di donazioni di privati cittadini, che tranne una piccola sezione esposta nel Museo Archeologico Nazionale G.A. Sanna, giaceva nei depositi. L'esposizione si sviluppa su tre piani e raggruppa oltre quattrocento opere prevalentemente pittoriche suddivise per tematiche (tema religioso, mitologico, storico, ritratto, nature morte, scene di genere etc.), organizzate al loro interno in ordine cronologico e capaci di documentare la produzione di diverse scuole ed artisti italiani ed europei dal medioevo alla metà del Novecento, compresa una significativa rassegna di artisti sardi del primo Novecento ed una ricca sezione di grafica.
Percorsi
Piano terra
Il percorso espositivo comincia con opere di soggetto religioso suddivise per gruppi tematici e per tecniche esecutive. Il crocifisso ligneo policromo datato alla fine del Duecento costituisce l'opera plastica più antica che, pur nella schematizzazione geometrizzante, mostra punti di contatto con i modelli del Cristo doloroso di matrice germanica, diffusi in Italia, Spagna ed Europa. Tra le opere pittoriche si segnalano il Trittico dei Libri, attribuito ad artista di ambito pisano della fine del Trecento, o a Mariotto di Nardo, e la quattrocentesca Madonna col Bambino di Bartolomeo Vivarini, firmata e datata 1473.
Primo piano
La carrellata dei “ritratti” dei Santi e Martiri, presenti nella sala a loro dedicata, testimonia quel carattere della pittura seicentesca che, affermandosi come arte del visibile, si spinge oltre i limiti delle norme consolidate dal Rinascimento, e al tempo stesso si cala nelle profondità dell'animo umano. I personaggi sacri e biblici del passato diventano immagini inquiete e tragiche, “moderne” nella identificazione dei sentimenti, delle sofferenze e al tempo stesso della eroicità di cui sono simboli. Sono presenti opere attribuite a Giovanni Lanfranco (1582-1647), al Guercino (1591-1666), a Giuseppe Maria Crespi (1665-1747). Nella sale delle opere di soggetto religioso sono presenti dipinti riferibili per la maggior parte al XVII secolo con 1'eccezione di alcuni realizzati tra il XVI e XVII secolo con opere del francese Lubin Baugin, Lionello Spada, Mattia Preti, Francesco Solimena.
Seguono le sale dedicate alla Natura morta italiana, francese, fiamminga; alle Vedute architettoniche, alle Scene di genere, a Paesaggi e Battaglie.
Secondo piano
L'esposizione prosegue con la sezione dedicata all'Ottocento, che si apre con l'opera di Giovanni Marghinotti, il primo pittore sardo ad aver ottenuto fama ed insigni riconoscimenti anche fuori dall'Isola. Segue, nella sala dell'800, una rassegna di ritratti e paesaggi di Stefano Ussi, Massimo D'Azeglio, Sophie Giordano.
Le altre sale mostrano l'opera di alcuni fra i più importanti artisti che diedero vita, fra la fine dell'Ottocento e la prima metà del Novecento, al rinnovamento della cultura figurativa in Sardegna: Mario Paglietti, Antonio Ballero, Filippo Figari. Sono presenti gli originali “pupazzi sardi”, realizzati negli anni '40 da Eugenio Tavolara. I giocattoli, in legno dipinto e vestiti in costume, raffigurano la famiglia e un gruppo di cantori. Quest'ultimo testimonia il profondo radicamento ed importanza della musica e del canto nella cultura isolana. Recentemente il canto a tenores è stato riconosciuto patrimonio dell'umanità dall'UNESCO.