Castello Sforzesco - La storia
Giovanni Visconti alla sua morte lasciò in eredità il ducato ai tre nipoti Matteo II, Galeazzo II e Bernabò.
Alla morte di Matteo i due fratelli si spartirono la città e tra il 1360 e il 1370 Galeazzo Visconti fece costruire, a cavallo delle mura della città, in corrispondenza della porta detta Giovia (o Zobia) una fortificazione detta, appunto, Castello di Porta Giovia.[1]
L'edificio venne ampliato dai suoi successori: Gian Galeazzo, Giovanni Maria e Filippo Maria. Il risultato è un castello a pianta quadrata, con i lati lunghi 200 m, e quattro torri agli angoli, di cui le due rivolte verso la città particolarmente imponenti, con muri perimetrali spessi 7 m.[2]
La costruzione divenne così dimora permanente della dinastia viscontea, per essere poi distrutto nel 1447 dalla neo Aurea Repubblica Ambrosiana.
Fu Francesco I Sforza a ricostruirlo nel 1450 per farne la sua residenza, dopo aver abbattuto la Repubblica. All'epoca gli era pari solo il castello Het Steen di Anversa.[3] Nel 1452 Filarete venne ingaggiato dal principe per la costruzione e la decorazione della torre mediana, che difatti tuttora viene chiamata Torre del Filarete.
Alla morte di Francesco Sforza, gli successe il figlio Galeazzo Maria che fece continuare i lavori dall'architetto Benedetto Ferrini. La parte decorativa fu invece affidata ai pittori del ducato. Nel 1476, sotto la reggenza di Bona di Savoia, fu costruita la torre omonima.
Nel 1494 salì al potere Ludovico il Moro e il castello divenne una fastosa opera, alla realizzazione della quale furono chiamati a lavorare artisti come Leonardo da Vinci (che affrescò diverse sale dell'appartamento ducale, insieme a Bernardino Zenale e Bernardino Butinone) e il Bramante (forse per una ponticella per collegare il castello alla cosiddetta strada coperta), mentre molti pittori affrescarono la sala della balla illustrando le gesta di Francesco Sforza[4]. Verso il 1498 nella Sala delle Asse lavorò Leonardo da Vinci, con la pittura di Intrecci vegetali con frutti e monocromi di radici e rocce.
Negli anni a seguire il castello fu però danneggiato dai continui attacchi che francesi, milanesi e truppe germaniche si scambiarono; fu aggiunto un baluardo allungato chiamato "tenaglia" che dà il nome alla porta vicina e progettato forse da Cesare Cesariano, ma nel 1521 la Torre del Filarete esplose,perché un soldato francese fece per sbaglio esplodere una bomba dopo che la torre fu adibita ad armeria.
Ritornato al potere e al castello, Francesco II Sforza ristrutturò e ampliò la fortezza, adibendone una parte a sontuosa dimora della moglie Cristina di Danimarca.